Sergio Calzone propone il capolavoro di Defoe in una versione ridotta, che cerca di conservarne lo stile e la piacevolezza della narrazione. Robinson Crusoe è stato pubblicato nel 1712 ed è considerato il capostipite del moderno romanzo d’avventura. Il suo grande successo deriva dal fatto che propone l’ideale dell’uomo moderno che sfrutta le conoscenze per costruire strumenti e oggetti per migliorare la propria vita. Quando fu pubblicato all’inizio del Settecento, Robinson Crusoe ebbe un enorme successo. Robinson piaceva perché era ingegnoso e non si perdeva mai d’animo. Piaceva perché era il tipico inglese di allora: orgoglioso della sua patria e pronto ad affermare che un popolo come il suo, fatto di gente che se la sarebbe cavata anche sulla Luna, era destinato a dominare il mondo. Come poi avvenne. Oggi Robinson piace ancora perché è una specie di Ulisse moderno: privato quasi di ogni cosa, gettato su un’isola sconosciuta e deserta, si comporta come ci si aspetterebbe anche oggi da un contemporaneo: non perde tempo a piangersi addosso, ma “si rimbocca le maniche” e si dà da fare. Alla base c’è un solido messaggio morale: il lavoro e l’intraprendenza possono superare i contraccolpi della fortuna. Per questo Rousseau considerava Robinson il libro base per l’educazione dell’uomo moderno.
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